I RISVEGLI NOTTURNI NEI BAMBINI

“Risvegli notturni nei bambini” è una delle frasi più digitate online dai genitori alle prese con il sonno dei propri figli. Data l’ampiezza del contenuto ho deciso di dedicare all’argomento una serie di articoli che iniziano proprio con questo.

A cosa sono legati i risvegli notturni nei bambini?

I risvegli notturni nei bambini sono legati ad una molteplicità di fattori che vanno necessariamente tenuti in considerazione se si vuole affrontare la questione e trovare eventualmente un modo per gestirla. Ecco un elenco dei principali fattori responsabili dei famigerati risvegli notturni nei bambini: • fattori di natura fisiologica
• fattori di natura comportamentale
• fattori di natura relazionale e familiare
• fattori di natura temperamentale
• fattori legati alla crescita e allo sviluppo

In questo articolo tratterò il primo aspetto della questione, ossia la fisiologia del sonno dei bambini, questione che rientra tra i fattori di natura fisiologica.

I neonati passano circa 16 ore su 24 a dormire. Nei primi periodi di vita il sonno è polifasico, ossia gli stati di sonno e di veglia si alternano in cicli di 3-4 ore, perciò i neonati dormono di giorno come di notte e stanno svegli di notte come di giorno. Già dopo il primo mese di vita il sonno inizia ad organizzarsi seguendo il ciclo luce-buio. A sei mesi il periodo di sonno più lungo e continuativo avviene durante la notte, almeno nella maggioranza dei casi. Pian piano durante il giorno diminuiscono i periodi di sonno e il bambino inizia ad assumere una regolarità privilegiando due-tre pisolini diurni e un periodo di sonno più lungo durante la notte. Passo ora ad esaminare meglio ciò che avviene nel sonno di un bambino durante la notte. Il sonno in generale è caratterizzato da un’alternanza di fasi. L’alternarsi delle fasi di sonno di un bambino è differente rispetto a quella di un adulto. Vediamo quali sono queste differenze! Nei primi 3 mesi di vita la metà del sonno dei bambini è caratterizzata da sonno REM detto anche “sonno leggero” o “sonno attivo”, chiamato così per essere costituito da movimenti oculari rapidi, da un tracciato elettroencefalografico attivo, da piccole contrazioni muscolari e smorfie del volto. L’altra metà del sonno è caratterizzata da un sonno più profondo detto anche sonno non REM (NREM), costituito da un’atonia muscolare e da un’assenza di movimenti oculari rapidi. Appena un neonato si addormenta cade direttamente nella fase di sonno REM. Con la crescita l’organizzazione della struttura del sonno cambia, la proporzione di sonno REM inizia a diminuire a favore di un aumento del sonno profondo. Inoltre, mentre inizialmente il sonno REM predomina nei primi cicli di sonno, con la crescita si sposta verso gli ultimi cicli notturni e il sonno NREM compare invece nei primi cicli. Ci vogliono all’incirca tre anni prima che l’organizzazione temporale del sonno dei bambini assomigli a quella di un adulto, mentre la periodicità dei cicli rimane ancora molto diversa. Un ciclo di sonno di un bambino è pari a 45-50 minuti, mentre quello di un adulto è di 90 minuti. La durata tipica del ciclo di sonno di un adulto, cioè di 90 minuti, non si riscontra fino all’adolescenza.

In che modo l’organizzazione dei cicli di sonno e la loro durata influenzano il sonno dei bambini?

1. Quantità di sonno REM e risvegli notturni nei bambini Il neonato quando si addormenta cade direttamente in un sonno REM, ossia in un sonno leggero. Ciò significa che il suo livello di attivazione è più alto e di conseguenza è più sensibile ai movimenti e agli eventuali “spostamenti”. Inoltre la quantità di sonno leggero è pari alla quantità di sonno profondo, questo significa che sarà più esposto ad eventuali risvegli. Ma come mai in un bambino la quantità di sonno leggero occupa una parte di tempo più ampia rispetto al sonno di un adulto? La questione ha sempre suscitato un grande interesse tra gli esperti del settore. Cercherò di riassumere le motivazioni provando ad essere breve e concisa.
• Prima ragione. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’organismo infantile sia programmato per la ricerca della stimolazione, indispensabile per lo sviluppo. Il neonato poiché trascorre molte ore del giorno a dormire deve necessariamente trovare questa stimolazione durante il sonno dove i periodi di sonno REM sembrano i più adatti a soddisfare tale necessità. Questo tipo di stimolazione autogena pare importantissima per l’attivazione dei sistemi fisiologici e comportamentali.
• Seconda ragione. Un’altra ragione sembra essere legata alla sopravvivenza. Le fasi prolungate di sonno leggero sono probabilmente associate alla necessità di potersi svegliare facilmente nel caso di una situazione di disagio o di pericolo come fame, freddo, scomodità, dolore.
2. Durata dei cicli di sonno e brevi risvegli notturni nei bambini Un ciclo di sonno è caratterizzato dall’alternarsi di diverse fasi, tra cui una fase di sonno REM e una fase di sonno NREM. Nei bambini questi cicli durano all’incirca 45-50 minuti, mentre nell’adulto durano più o meno 90 minuti. Alla fine di ogni ciclo di sonno si verifica un breve risveglio a qualunque età. Durante i brevi risvegli l’adulto potrebbe aver bisogno di bere un bicchiere d’acqua o di andare al bagno, altre volte si riaddormenta senza avere memoria del suo breve risveglio. Nei bambini la questione è molto diversa ovviamente. Durante i brevi risvegli, per giunta più numerosi data la minore durata di ogni ciclo di sonno rispetto a quello di un adulto, il bambino potrebbe aver bisogno dell’adulto per riaddormentarsi. E qui la questione si infittisce! I fattori legati alla fisiologia si sovrappongono a quelli associati al comportamento, alle abitudini, alle associazioni mentali rispetto al sonno e al temperamento.