I PROBLEMI DI SONNO NEI BAMBINI. I FATTORI RESPONSABILI DEI RISVEGLI

Nella maggior parte dei casi i problemi di sonno nei bambini sono legati ad una combinazione di cause, tanto che spesso può diventare difficile individuare quella principale. Questo è il secondo articolo dedicato ai fattori responsabili dei risvegli notturni. Nel primo ho analizzato i fattori di natura fisiologica, in questo prenderò in considerazione i fattori di natura comportamentale.

I problemi di sonno nei bambini sembrano principalmente associati ai risvegli notturni. Come mai alcuni bambini si svegliano durante la notte, mentre altri no?

Un bambino abituato ad addormentarsi al seno probabilmente lo richiederà durante la notte per riprendere sonno, così come un bambino cullato vorrà ricevere lo stesso trattamento durante la notte. Questi due esempi valgono per qualsiasi modalità venga adottata per farlo addormentare. Ciò accade poichè il bambino compie delle associazioni rispetto al sonno, per esempio per il piccolo addormentarsi è associato al poppare. Sembra proprio che l’aiuto fornito al bambino al momento della messa a letto verrà richiesto durante i brevi risvegli notturni per poter di nuovo riprendere sonno. Riguardo agli aiuti che i bambini utilizzano per addormentarsi bisogna distinguere quelli che il piccolo scopre e utilizza da solo come giocherellare con i propri capelli, toccare l’angolo di un cuscino, dondolarsi, succhiarsi il dito, da quelli che coinvolgono qualcun altro. La prima categoria di aiuti ovviamente non disturba i genitori e denota la capacità del bambino di sapersi addormentare da solo, mentre la seconda prevede in genere la presenza del genitore. Generalmente tanto più lungo e articolato diviene il rituale che coinvolge il genitore, quanto maggiore sarà la tensione a cui il bambino è sottoposto. Ci tengo a precisare che personalmente non vedo niente di sbagliato nel fatto che il bambino si addormenti poppando o in braccio cullato, anzi considero queste modalità molto dolci e rassicuranti e credo che di per sé non costituiscano un problema di sonno nei bambini. Le difficoltà che molte famiglie incontrano sorgono nel momento in cui i numerosi risvegli dei bambini interferiscono con la continuità del sonno dei genitori, i quali stanchi e provati fanno poi fatica ad affrontare la giornata e gli impegni a cui devono necessariamente rispondere. Il problema non è nei risvegli del piccolo, ma nei risvegli del genitore, nella stanchezza dell’adulto, specie delle mamme che vivono una quotidianità carica di impegni e compiti da svolgere, una quotidianità in cui spesso manca un adeguato aiuto e supporto esterno. Ma questo è un discorso molto ampio, sicuramente da affrontare in altra sede!

“Più autonomia nel sonno, meno problemi di sonno nei bambini”

Ebbene si, per favorire una continuità nel sonno di bambini e genitori è necessario guidare il bambino verso un addormentamento più autonomo in modo che il piccolo riesca ad addormentarsi da solo anche durante la notte, quando si verificano i naturali risvegli.

Quando si può iniziare a favorire l’addormentamento autonomo del piccolo?

Le necessità e i bisogni di un neonato sono diversi rispetto a quelli di un bambino piccolo di 5-6 mesi. Nel primo trimestre di vita ciò di cui i bambini hanno bisogno è un contatto continuo e costante. La prontezza nel rispondere alla sua richiesta di mangiare, di dormire e di essere tenuto in braccio è fondamentale per fargli sperimentare sicurezza e fiducia in sé e nell’altro. Un neonato può aver bisogno del proprio genitore anche per addormentarsi. Con la crescita, specie a partire dal quarto mese, i bisogni del bambino cambiano e si modificano. Ciò è dovuto allo sviluppo e all’acquisizione di nuove competenze. Il livello di attenzione aumenta, così come la consapevolezza rispetto al mondo circostante. Proprio in questo periodo il bambino potrebbe essere pronto per iniziare a sperimentare modalità più autonome per addormentarsi.

Cosa può favorire un addormentamento autonomo?

L’autonomia nel sonno dei bambini è sostenuta da alcuni aspetti. Vediamone alcuni importanti.
• La capacità di autoregolazione del bambino. Questa è legata, per esempio, al fatto che il bambino sia in grado di giocare e intrattenersi da solo, per tempi chiaramente adeguati alla sua età. Ovviamente non ci si può attendere da un neonato che aspetti pazientemente che la mamma si predisponga ad allattarlo. Un neonato affamato urlerà e chiederà a gran voce di essere allattato. Da un bambino di un anno ci si può, invece, aspettare che attenda che la sua pappa sia pronta mentre la mamma canticchia una canzoncina per intrattenerlo. Aumentare e promuovere la capacità di autoregolazione di un bambino è molto importante per aiutarlo a rimanere tranquillo nel suo lettino in attesa che si addormenti da solo. Il consiglio è di considerare come si colloca il bambino rispetto a questa capacità e di promuoverla prima di tutto durante il giorno.
• Sapersi separare dal genitore…per poi ritrovarsi. Il momento della nanna può rappresentare per il bambino un momento di separazione dal genitore. Se il distacco, già durante il giorno, sembra un po’ difficoltoso, il consiglio è di allenarsi a separarsi e ritrovarsi attraverso piccoli “esercizi” durante la quotidianità. Ecco alcuni:
– il gioco del cucù. Nascondere il viso con le mani e farlo riapparire dopo pochi secondi aiuta il bambino a comprendere che si può sparire e riapparire.
– fare in modo che il bambino trascorra alcuni momenti della giornata con persone diverse dalla mamma.
– salutare il bambino tutte le volte che ci si congeda da lui rassicurandolo che presto la mamma tornerà (i saluti dovrebbero essere brevi, amorevoli, senza troppe tergiversazioni).
– lasciare che ogni tanto sia il bambino a congedarsi dalla mamma che rimane a casa, mentre lui va a spasso con la nonna, per esempio. – rompere l’associazione tra determinati rituali e l’addormentamento (es. offrire al bambino latte e tisane per farlo riaddormentare o essere portato in giro con il passeggino per addormentarsi).
• Insegnare gradualmente al bambino ad addormentarsi da solo. Questo richiede la messa in atto di un vero e proprio “piano” che secondo la mia esperienza non può assolutamente essere uguale per tutti. Esistono diversi modi di procedere e per poter valutare quello più adatto vanno tenuti in considerazione alcuni aspetti, come per esempio, dove dorme il bambino, con chi è abituato ad addormentarsi, come si addormenta, cosa ci aspetta da lui, ecc.

Concludo questo articolo con tre importanti osservazioni:

1. un problema di sonno nei bambini è un problema di sonno del genitore che sperimenta una grande fatica nel gestire i risvegli del piccolo
2. la capacità di un bambino di addormentarsi da solo è favorita da una serie di competenze che non riguardano solo e necessariamente il momento della messa a letto
3. i risvegli notturni dei bambini sono legati a più fattori che vanno isolati e considerati separatamente per poterli comprendere al meglio