ATTACCHI DI PANICO. 5 COSE DA SAPERE

Gli attacchi di panico sono esperienze comuni a molte persone e benchè molte di queste sostengano di riuscire a gestirli, in realtà hanno imparato ad evitare tutto ciò che potrebbe innescare il panico con la conseguente grave compromissione della qualità della propria vita quotidiana.

I sintomi mentali e fisici che caratterizzano gli attacchi di panico sono:

• palpitazioni o tachicardia;
• sensazione di asfissia o di soffocamento;
• sudorazione accentuata;
• dolore o fastidio al petto (es. senso di oppressione toracica);
• tremori o scosse;
• sensazioni di sbandamento o di svenimento (es. debolezza alle gambe, vertigini, visione annebbiata);
• disturbi addominali o nausea;
• sensazioni di torpore o di formicolio;
• brividi di freddo o vampate di calore;
• bocca secca o nodo alla gola;
• sensazione di irrealtà (derealizzazione) o sensazione di essere staccati da se stessi (depersonalizzazione);
• ansia concernente l’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile allontanarsi o ricevere aiuto;
• confusione mentale;
• paura di perdere il controllo o di impazzire;
• paura di morire.

Gli attacchi di panico sono stati di ansia molto intensa, che insorgono improvvisamente. Possono presentarsi inaspettatamente oppure in relazione a precise condizioni ambientali (per esempio stare in un posto affollato, in metropolitana, in ascensore ecc.). Il primo attacco di panico può avvenire durante un periodo di tensione e stress elevati in corrispondenza sia di eventi di vita significativi come una separazione, la fine di una relazione, un lutto, problemi finanziari o lavorativi, sia di fattori biologici come una malattia, l’uso di sostanze, la mancanza di sonno.

Ora che abbiamo compreso cosa sono gli attacchi di panico e come si manifestano concentriamoci su cosa è importante sapere!!!

1. Il disturbo di panico è una patologia piuttosto diffusa e fortemente invalidante. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne soffre tra l’1,5% e il 3,5% della popolazione mondiale, soprattutto le donne. L’età in cui tale disturbo si manifesta per la prima volta varia notevolmente da soggetto a soggetto, ma tipicamente si colloca tra i 15 e i 35 anni. Alcune persone ne soffrono in modo continuativo, altre presentano intervalli di anni senza attacchi di panico.

2. Alcuni fattori organici contribuiscono a mantenere gli attacchi di panico come l’intossicazione da caffeina o anfetamine e l’ipertiroidismo.

3. Se soffri di attacchi di panico ti sarai ritrovato improvvisamente catapultato in un’esperienza molto spiacevole e poco comprensibile. Nel tentativo di darti una spiegazione, avrai iniziato a pensare cose del tipo: «Sto per svenire!», «Sto per avere un infarto!», «Perderò il controllo di me!», «Impazzirò!», «Oddio, sto per morire!». Aimè, questo modo di pensare non fa che aumentare la paura. Inoltre le sensazioni provate durante il primo attacco di panico generano spesso il timore di riprovarle, sviluppando in questo modo ciò che viene definita “la paura della paura”. Ed è proprio questo timore di poter nuovamente vivere un attacco di panico che forse ti ha messo nelle condizioni di essere particolarmente attento sia alle tue sensazioni fisiche, nel timore di poter vivere nuovamante un’esperienza spiacevole, sia alle situazione esterne dove temi si possano verificare gli attacchi di panico. Così, sarai forse arrivato a mettere in atto una serie di accorgimenti per evitare un gran numero di situazioni che hai valutato come “potenzialmente pericolose”. In questo modo, purtroppo la tua ansia non avrà fatto altro che mantenersi viva! A proposito potrebbe interessarti l’articolo Ansia: i 5 comportamenti che la mantengono secondo la terapia cognitivo comportamentale
4. Chi soffre di attacchi di panico generalmente mette in atto alcuni di questi comportamenti di evitamento come:

• non utilizzare mezzi di trasporto abituali (automobile, autobus, treno o aereo);
• non frequentare luoghi chiusi;
• non allontanarsi da zone considerate sicure (es. casa);
• non compiere sforzi fisici.
Oppure utilizza comportamenti protettivi come:
• portare con sé farmaci per l’ansia;
• muoversi solo in zone in cui sono presenti strutture mediche;
• allontanarsi da casa solo se accompagnati da persone di fiducia;
• tenere sempre sotto controllo le uscite di sicurezza.

5. La Terapia Cognitivo Comportamentale risulta essere il trattamento d’elezione nella cura del panico. I trattamenti farmacologici che utilizzano benzodiazepine e triciclici per quanto siano efficaci nel diminuire l’ansia non modificano i fattori di vulnerabilità che danno origine agli attacchi di panico. La Terapia Cognitivo Comportamentale per il Disturbo di Panico ha mostrato la sua efficacia con miglioramenti nel 78% dei casi, con indici elevati di stabilità nel tempo. Il trattamento del panico attraverso la Terapia Cognitivo Comportamentale prevede un protocollo caratterizzato dalle seguenti procedure:
• offrire informazioni riguardo al modello del panico e alla natura dell’ansia: si tratta di fornire alla persona informazioni riguardo al modello del panico e alla natura dell’ansia anche attraverso l’ausilio di apposite letture.
• insegnare tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia e del panico: chi soffre di attacchi di panico ha necessità di imparare a controllare i sintomi fisici legati all’ansia. Questo è possibile attraverso il controllo del respiro e della tensione muscolare. Molte persone durante l’attacco di panico hanno l’impressione che manchi loro l’aria, ma in effetti, al contrario, respirano troppo e la respirazione eccessiva, la cosiddetta iperventilazione, è una delle cause principali delle sensazioni dell’attacco di panico.
• aiutare ad individuare i pensieri disfunzionali legati all’ansia e al panico e a sostituirli con pensieri positivi e funzionali: un’altra parte importante del lavoro consiste nel riconoscere i pensieri negativi, al fine di mettere in luce le convinzioni erronee che aumentano l’ansia. A riguardo la Terapia Cognitivo Comportamentale si avvale di molti strumenti utili ad individuare, registrare e sostituire modalità di pensiero dannose e disfunzionali.
• promuovere l’esposizione alle situazioni temute ed evitate: il trattamento del panico attraverso la Terapia Cognitivo Comportamentale prevede momenti pratici di esposizione controllata alle situazioni temute ed evitate. Attraverso un programma personalizzato e compatibile con le esigenze della persona è possibile allenarsi a vivere ciò che si sta evitando da tempo.